Quando la Postura incontra la Presenza: il piacere dell’Essere Presenti

“La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente. E’ un viaggio dello spirito attraverso la materia, e poiché è lo spirito che viaggia, è in esso che noi viviamo.” (Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine)

Spesso quando non si sta bene da lungo tempo, si ha la sensazione che “il dolore non avrà mai fine”. Questa è una delle illusioni più potenti della nostra mente “razionale” che si muove attraverso i binari del tempo lineare.

In realtà, ciò che il corpo mi ha insegnato, inteso come mostrato, e che continua ogni giorno a insegnarmi, è che tutto continua a cambiare, esattamente come tutto cambia in natura, e che ciò che è SEMPRE in mio “potere” cambiare è la scelta di tornare a osservare ciò che accade per essere presente al cambiamento. Quando trovi il tuo corpo e ne riconosci sempre meglio il linguaggio ti apri alla tua interiorità e alla tua essenza.

Ma qual’è la chiave per aprire questa apparentemente misteriosa possibilità?

Una delle matrici più efficaci, e ancora una volta semplici per il cambiamento, nasce dalle sensazioni che il corpo registra come piacevoli.

Se tu, come abbiamo già insieme osservato, scegli di imparare a frequentarti e a comprenderti meglio anche attraverso il corpo, acquisisci, o meglio ritrovi la possibilità di stare bene, o quantomeno meglio, proprio a partire da una sensazione fisico-corporea piacevole, fatta di piccoli, semplici gesti di cura e attenzione per te e per il tuo corpo. Mangiare qualcosa che ti piace gustandolo, riposare, muoverti nel modo più gradevole e divertente possibile, trovare una posizione comoda o più comoda, ridere, sorridere o piangere, abbracciarti o abbracciare qualcuno, incontrare o sentire una persona con cui ti senti bene, regalarti momenti e spazi tutti e solo per te, ascoltare un brano di musica che ti piace, lasciarti semplicemente tempo per chiederti cosa desideri.

Ora, proprio ora!
Questo ti permette di percepire nuovamente che, oltre al dolore magari a lungo provato, puoi sperimentare e tornare a muoverti nella direzione del piacere.

Ti è mai capitato ad esempio, di cercare di giustificare con te stesso/a una scelta dicendoti “è giusto”, oppure “devo assolutamente fare così”?

Bene.

Allora t’invito, se vuoi e se puoi, a sperimentare subito questa possibilità.

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Fermati per un paio di respiri consapevoli, possibilmente socchiudendo gli occhi, come abbiamo fatto nel precedente capitolo sul respiro, per scegliere consapevolmente di rivolgere la tua attenzione dentro, avvertendo nel corpo l’effetto che provi quando ti dici interiormente “devo”.

Poi apri gli occhi, alzati in piedi, sciogli il corpo con qualche movimento come se ti scrollassi qualcosa di dosso.
Siedi nuovamente e, immaginando ciò che pensavi di “dover fare” prova a formulare l’intenzione “voglio” in luogo di “devo”, sempre che davvero tu lo desideri.

E anche in questo caso datti il tempo di qualche respiro consapevole per percepire cosa provi nel corpo, se e come cambia il tuo respiro, qual è la sensazione globale che provi quando ti dici “voglio”?

Quanto aumenta la leggerezza nel corpo e nel respiro?
Quanto senti di poterti riconnettere a una sensazione di libertà? Non è forse questa una delle libertà più grandi e più semplici che abbiamo ricevuto in dono al momento della nostra nascita? O quale spazio nel tuo corpo percepisci come più libero, nel momento in cui stai leggendo queste parole?

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Questo è l’invito che costantemente ti rivolge il corpo: quello di scoprire e di riscoprire la possibilità di dare risposte tue a domande spesso universali. Sono immensamente grata al mio corpo fisico, chesento un maestro e un compagno prezioso per esercitare una delle arti per me più misteriose e intriganti: imparare costantemente a vivere nelle domande aperte. E osservare, con meraviglia e stupore, le risposte che inaspettatamente e sorprendentemente arrivano lungo il cammino.

…io vi vorrei pregare quanto posso, caro signore, di aver pazienza verso quanto non è ancora risolto nel vostro cuore, e tentare di aver le domande stesse come stanze serrate e libri scritti in una lingua molto straniera. Non cercate ora le risposte che non possono venirvi date, perché non le potreste vivere. E di questo si tratta, di vivere tutto. Vivete ora le domande. Forse v’insinuate così a poco a poco, senz’avvertirlo, a vivere un giorno lontano la risposta.”

(Rainer Maria Rilke, Lettere ad un giovane poeta)

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