di Monica Melendez

La nostra postura è un confine dinamico tra interiorità e ambiente, in costante relazione e reciproca trasformazione

Ti è mai capitato di far caso alla sensazione di benessere che deriva dal sentirti a tuo agio nel tuo corpo?

Un’indicazione che si è rivelata spesso utile alle persone che accompagno, nasce dalla maggiore consapevolezza della propria postura e della posizione che il corpo occupa nell’ambiente.
Il corpo può, infatti, essere considerato come il riflesso condizionato e condizionante della realtà che ogni giorno ci troviamo a vivere. Il respiro consapevole è il canale e lo strumento di relazione e scambio tra il mondo dentro” e il mondo “fuori” di sé.
Come può una maggiore consapevolezza, e dunque presenza, renderti più centrato/a, migliorando la qualità del vivere quotidiano e del tuo essere in relazione con gli altri?
Il corpo, se ci apriamo a una visione più ampia e curiosa, non è soltanto un’unità biologica e materiale, ma è anche il prodotto di processi storici, sociali, culturali e più sottili, che possono essere definiti come “interiori” o, per chi vuole “spirituali”. La postura diviene quindi una sorta di confine dinamico tra interiorità e ambiente, in costante relazione e reciproca trasformazione.
Se consideriamo che il solo “semplice” stare in piedi e mantenere la postura eretta sia una conquista non sola acquisita, ma di ricerca dinamicamente infinita, ci apriamo alla possibilità di conoscerci attraverso i cambiamenti, costantemente presenti anche nel nostro corpo fisico.

Il bambino che si solleva per la prima volta in piedi non lo fa per istinto ma per imitazione degli altri esseri umani che si ergono intorno a lui in posizione verticale

Oggi sappiamo inoltre quale grande contributo è arrivato dall’osservazione neuro-scientifica dell’apprendimento attraverso i neuroni specchio. La posizione eretta è, evolutivamente parlando, una scelta di responsabilità e di libertà dell’uomo che a differenza degli animali, non è un tutt’uno con l’ambiente che lo circonda, ma è alla continua ricerca di equilibrio tra la propria identità e il mondo che lo circonda.
In questo cammino l’essere umano ha modificato la sua postura nello spazio, ha liberato gli arti superiori dal peso e procede sospeso nel vuoto in una condizione di costante equilibrio e in costante co-relazione con la forza di gravità. Tutti sappiamo che, per equilibrare una forza, è sempre necessaria un’altra forza, contraria e di pari intensità. Questo è veramente osservabile nel corpo, dove gli scambi tra le cellule, gli apparati, i muscoli sono permessi proprio dalle differenze di potenziale.
Ecco perché il corpo, anche se apparentemente in uno stato di quiete, è costantemente in movimento, in un’inesauribile ricerca di equilibrio che è nel caso della postura eretta è garantito da un’infinitamente grande numero di micromovimenti muscolari che ci parlano di una prima importante relazione: quella con la forza di gravità.
E’ la forza di gravità che determina la caduta, come Isaac Newton ha postulato molto tempo fa, ed è vincendo la forza di gravità che possiamo ergerci e conseguentemente muoverci, camminare. Il modo in cui stiamo in equilibrio, dunque, determina la nostra postura e l’armonia, la grazia, la libertà con la quale siamo capaci di muoverci.
Potremmo quindi dire che la postura è la sintesi unica e individuale con la quale ciascuno integra il muoversi e lo stare fermi, sempre in relazione alla forza di gravità.
L’osservazione che ho potuto compiere in questi anni è che, solo da una buona percezione della propria e unica stabilità, cioè da una buona relazione con il proprio corpo, sia possibile compiere movimenti fluidi nella dinamica e armoniosi nella forma. Ritornare periodicamente alla percezione della stabilità è rassicurante e incoraggiante per compiere un nuovo movimento o “un passo” successivo.

Il nostro corpo, e più specificatamente la nostra postura, cioè la posizione dinamica che il nostro corpo assume in relazione all’ambiente circostante, può essere considerato come una sintesi estrema e perfetta di forze centrifughe e di forze centripete.

Nel primo caso s’intende tutto ciò che in qualche modo si potrebbe definire legato alla nostra interiorità e cioè lo stato di salute, le emozioni, la sensibilità (determinata dagli organi percettivi e dalla personale elaborazione degli stimoli a essi connessi), il senso di orientamento (la fonte verso cui ci si orienta), l’equilibrio (come la gestione della forza di gravità e come sintesi di sollecitazioni meccaniche e di altra natura), il proprio sentirsi in relazione a sé, agli altri e al senso della propria vita.
Quando ci riferiamo invece alle forze centripete, l’attenzione si sposta all’ambiente con il quale sono in relazione, e sono dunque di carattere squisitamente sistemico. Intendiamo quindi in questo caso, la risposta che ciascuno dà alle sollecitazioni che provengono non soltanto dal sistema familiare, d’origine e/o acquisito, ma anche dai sistemi sociale, culturale, lavorativo e quindi relazionale, ai quali l’individuo appartiene.
Esserne più consapevoli e imparare a sentirsi più “comodi” e a proprio agio nel proprio corpo, agevola a trovare la postura più funzionale in ogni ambiente e in ogni
relazione, migliorando la qualità della propria giornata. La pratica richiede semplici ma efficaci piccoli esercizi da praticare nel quotidiano.

Vuoi sapere quali?
A presto su questo schermo
Monica Melendez

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