LE PAROLE SONO PREZIOSE:
il potere della medicina narrativa

Le parole sono preziose, soprattutto quando sono parole importanti, legate alla nostra salute o a quella dei nostri cari. Oggi si sente parlare sempre più spesso di medicina narrativa, e in ambito scientifico si discute sull’utilità di questo strumento che chiede, in sostanza, di mettere alla base di ogni intervento medico o sanitario un dialogo tra curanti e curati. Restituendo alla pratica medica quell’umanità che oggi rischia di perdere a causa di una medicina sempre più tecnologica.
Che il dialogo tra sanitari e pazienti sia necessario lo conferma il ricorso sempre più frequente alla medicina difensiva, e l’aumento del contenzioso nei confronti dei medici. Ma c’è anche chi pensa che aprire al dialogo e all’ascolto finisca con lo svalutare competenze acquisite con fatica in anni di studi, e che l’efficacia della pratica medica nasca dall’accettazione passiva di quanto afferma l’esperto. Non è così, non di tratta di svalutare le competenze sdoganando l’”università della vita”, ma di riconoscere la dignità delle esperienze personali che ognuno di noi porta con sé. Di capire che dietro paure o interrogativi apparentemente irrazionali ci sono vissuti che emergono solo con un ascolto rispettoso.  Esperienze che non si contrappongono al sapere del medico, ma che lo integrano aiutando a costruire un percorso di cura che rispetti le esigenze di chi vive la malattia in prima persona. D’altronde, i tre valori fondamentali dell’Evidence Based Medicine cui chi parla il nome di una scienza incontestabile spesso fa riferimento, includono, accanto alle prove scientifiche e all’evidenza clinica, le preferenze del paziente.
“Si può sapere tutto di una malattia, e ignorare l’abisso in cui si trova il paziente, la sua paura e la sua rabbia”, ricorda la fondatrice della medicina narrativa Rita Charon in un saggio appena pubblicato in italiano (Medicina narrativa. Onorare le storie dei pazienti Raffaello Cortina editore 2019) Perché ogni malattia è una storia a sé, che cambia la prospettiva esistenziale di chi ne è colpito, affibbiandogli un’etichetta con la quale non è sempre facile convivere. Ragionare su quanto succede, ascoltare i vissuti di chi fa i conti con una malattia o uno stato di malessere non aiuta solo a fare diagnosi in modo efficace (e quante informazioni importanti arrivano a chi ha la pazienza di ascoltare..)ma anche a creare quel rapporto di fiducia che è  alla base di ogni relazione terapeutica efficace. Una relazione tra umani che nasce  dall’ascolto e si sviluppa nel dialogo, per arrivare a costruire un progetto condiviso  di cura.

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