Immagine di Antonella Ficarra

LA CURA: DAL MITO ALLA QUOTIDIANITÀ

Conoscere le nostre radici per vivere ogni giorno più felici

di Monica Melendez

Qualche giorno fa, grazie alla segnalazione di un caro amico, mi sono imbattuta in una meravigliosa storia mitologica che mi ha fatto scoprire il mito di Cura.

Per chi ancora non la conoscesse, eccola qua:
“La Cura mentre stava attraversando un fiume, scorse del fango cretoso; pensierosa, ne raccolse un po’ e incominciò a dargli forma. Mentre è intenta a stabilire che cosa abbia fatto, interviene Giove. La Cura lo prega di infondere lo spirito a ciò che essa aveva fatto. Giove acconsente volentieri. Ma quando la Cura pretese imporre il suo nome a ciò che aveva fatto, Giove glielo proibì e volle che fosse imposto il proprio.

Mentre la Cura e Giove disputavano sul nome, intervenne anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato fatto fosse imposto il proprio nome, perché aveva dato ad esso una parte del proprio corpo. I disputanti elessero Saturno a giudice. Il quale comunicò ai contendenti la seguente giusta decisione: “Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito; tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, fin che esso vive lo
possieda la Cura. Per quanto la controversia sul nome, si chiami homo poiché è fatto di humus (Terra)”.
(M.Heidegger, Essere e Tempo pagg.308-309).

Per l’autrice di un libro che si intitola “Essere Cura” ammetterete che riconnettersi ad un archetipo così bello sia davvero entusiasmante. Forse però per ciascuno di noi può essere interessante uno spunto di riflessione.
Il filosofo tedesco Martin Heidegger ha indubbiamente avuto il merito di individuare la “cura” come elemento costituente e centrale dell’essere umano.
Il nostro corpo è dunque rappresentato da un aspetto più materico legato alla terra e all’acqua (la creta del mito) e da un aspetto “spirituale” o, come amo chiamarlo in Essere Cura, un aspetto di natura interiore. L’essenza stessa dell’essere umano è, anche secondo la mitologia, rappresentata proprio dalla cura.
Come narrato e declinato in diversi aspetti del quotidiano nel mio libro, la cura di se stessi è basilare per aprirsi ad un rapporto migliore tra sé e sé e nell’apertura con il mondo e con gli altri. E la cura si fonda su piccole attenzioni e pratiche quotidiane che già possediamo e che devono solo essere ricontattate ed esercitate.

Tornare al fluire del proprio respiro, a sentire l’appoggio che il corpo riceve dalla terra è proprio riconnettersi a quell’aspetto al contempo materico e anche più sottile, che ci anima. È proprio grazie alla cura, e dunque all’attenzione amorevole, che possiamo cogliere l’importanza del rapporto con noi stessi e con gli altri essere umani.
Per chi come me si occupa di “relazione di cura” è fondamentale essere autentici e cioè aiutare gli altri, attraverso una continua autoeducazione alla cura, a rendersi liberi di poter tornare ad essere cura di sé. Questo vale in una relazione di cura, ma sicuramente in senso più ampio anche in ogni altra relazione.

Così è bene che possa accadere in ogni relazione pedagogica e/o educativa, in ogni relazione di lavoro ma anche di amicizia e di amore, in qualsiasi forma essa si manifesti.
Il punto centrale è dunque sempre la cura, comunque questa si manifesti e a prescindere dall’oggetto di cura.

La cura sono io quando mi occupo con pazienza, attenzione e rispetto, di me stesso/a e di un “altro/a”.

Come Franco Battiato ha magistralmente composto nel suo brano musicale “La Cura”
“…ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza”.

Sapere riconoscere i nostri desideri e i nostri bisogni, sia biologici che vitali, è dunque essenziale per imparare a scegliere sempre più ac-cura-tamente quella direzione che ci permetta di essere ogni giorno più felici.

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